Gamification ed E-commerce
Oggi ti racconterò di come un’azienda attraverso una strategia chiamata “gamification marketing” è riuscita ad offrire un ottimo upsell e al contempo stesso ha fidelizzato in maniera significativa i suoi clienti.
Per spiegare bene questa strategia devo fare un passo indietro e farti entrare nel mio intimo, ma non quello dell’anima, non quindi nella mia interiorità, bensì ti parlerò dei miei boxer e calzini…
Bene, adesso che ho la tua attenzione ti spiego meglio, da diversi anni mi piace avere dei calzini estrosi e fantasiosi e, nel periodo del Black friday sono stato intercettato dalla pubblicità di OnThatAss, società estera che vende calzini e boxer attraverso un sistema ad abbonamento (sistema di vendita che reputo uno dei migliori), il gioco è semplice, ti propongono di abbonarti gratuitamente per il primo mese (frontend), ricevi i boxer, se non vuoi continuare stoppi l’abbonamento, altrimenti ogni fine mese ti viene addebitata la cifra per ricevere i prodotti (backend)
Vedo la pubblicità di questi meravigliosi boxer pieni di colori e fantasie, ed in pieno black friday mi abbono senza pensarci più di tanto, inserisco i dati di pagamento e spedizione ed attendo.
Ricevo una sola mail di conferma, niente track number (non lo prevedono), niente servizio clienti se non tramite mail.
Passata una settimana dall’acquisto ricevo una mail, se insieme all’abbonamento dei boxer aggiungo l’abbonamento dei calzini ricevo uno sconto del 30% per ogni mese di ricezione dei prodotti (ovviamente calze e boxer seguono la stessa fantasia), senza pensarci due volte mi abbono (ecco un bellissimo crossell).
Ricevo circa 10 giorni dopo calze e boxer, packaging perfetto con anche qualche adesivo carino, prodotti belli e di ottima manifattura.
Passano così i mesi, ricevo costantemente boxer e calze, e durante gli utlimi giorni di Febbraio, ricevo una loro mail insolita, la apro e leggo della proposta del lancio di una “special edition” e se voglio acquistarla devo rilasciare i miei dati (che hanno già in possesso, ma così possono ulteriormente segmentare) in una landing.
Mi ci iscrivo, passano 2 giorni e ricevo la mail di avvio delle vendite della “Special Edition”, clicco sul link di acquisto e mi ritrovo in una sales page attiva solo per poche ore e fino ad esaurimento (strategia della premura e scarsità) in cui viene raccontata (tramite animazioni) una storia di un uomo (di nome Hudson) che deve tentare la fuga dal carcere e per fare questo avrà bisogno del mio aiuto, acquisto e come sempre attendo.
Trascorsi 7 giorni finalmente suona il postino, mi ritrovo questo pacco tra le mani
Lo apro e trovo un finto libro, con degli enigmi da dover risolvere, bene dico io, pane per i miei denti…
Apro una loro mail ricevuta durante la mattina, inquadro il qr-code dallo smartphone e mi ritrovo in delle pagine interattive in cui con la lettura delle pagine del libro, la moneta e le parole cerchiate si risolvevano i tre passaggi per risolvere l’enigma che portava alla vincita di un buono da poter spendere nel loro store (pensa tè che premio)
Fatte tutte queste premesse e raccontandovi come mi sono ritrovato con un paio di boxer dentro un finto libro che nascondeva degli enigmi, adesso è l’ora di parlarvi della gamification.
La gamification marketing è nata non proprio recentemente e ci sono diversi casi come forti brand (Nike, Starbucks, McDonald o Coca Cola) hanno applicato questo ramo del marketing, ma perché viene usata la gamification e soprattutto quando andrebbe applicata?
La gamification ha lo scopo di fidelizzare tanto la community o i clienti, serve infatti per farli sentire parte integrante di un’impresa, coinvolgerli quanto più possibile e trasformare una “banale” esperienza di acquisto in qualcosa di divertente, entusiasmante e curioso. Allo stesso tempo la gamification ha quasi sempre degli altri fini velati, in primis l’upsell o cross sell (io la special edition l’ho pagata ed ad un costo maggiore rispetto all’abbonamento), successivamente la profilazione dell’utente, capendo chi ha un maggiore engangment verso il brand, un ulteriore upsell alla fine offrendomi un buono spendibile nel loro store ed infine, come se tutto questo non bastasse, la gamification rafforza di tanto il brand, infatti nei social della pagina sono aumentati di parecchio ii commenti ai post (non tutti positivi a dire la verità).
Però se è vero che la gamification riesce ad avere tutti questi “benefit” è anche vero che non è affatto semplice realizzare una strategia volta verso un tale coinvolgimento della community, principalmente per due motivi:
- Economico, infatti una strategia del genere ha un forte impatto in termini di progettazione e sviluppo.
- Necessita di un bacino di clienti (o potenziali tali) che possano aderire a tali iniziative.
Credimi, questi due punti non sono affatto da poco, quindi, per quanto il tutto possa essere bello e profittevole, bisogna sfruttare questa strategia di marketing solo dopo che il brand è già posizionato ed affermato, altrimenti sarebbe solo un dispendio economico non indifferente.
Buona gamification, io, mi godo i nuovi boxer…